1. |
Intro
01:40
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2. |
Calici
03:36
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La corte è riunita, ho addosso gli sguardi,
affilo le unghie per l'ordalia,
prendo il respiro ma ho il fiato corto,
tra volti coperti non posso fidarmi.
Prendo il mio posto tra i partecipanti,
pane e circensi per i piani alti;
Spesso si pensa di non farne parte,
di questo massacro, ma è solo un abbaglio.
Pronti, si parte, scaldate le gambe,
si corre alla rinfusa e senza esitazione,
si corre per le briciole donate ai pezzenti.
Pronti, si parte, limate le zanne,
trova una fossa in cui fare branco
e un ventre caldo in cui propagarti.
Seduto al capezzale della mia leggerezza,
mi chiedo dove vado e perchË ci dovrei andare.
Mi impongo la pazienza, seduto sulla corda,
da quanto tempo è ferma la mia taglia delle scarpe?
Sto forse perdendo il lume della ragione,
ma dio se li vedo, festeggiano gioiosi.
Calici di vetro risuonano nell'atrio
e brindano raccolti col sangue
dei mie coetanei.
E' forse un po' banale
questo rimestare fra i miei paludamenti
per scorgere una luce fra mentire e amare,
non Ë cosÏ speciale, chiunque mi Ë gemello,
potrei lasciarmi stare, ma svender la mia anima
Ë il baratro che sento, vorrei trovar riparo
ma sono merce al banco.
Mi guardano, mi scelgono, mi prendono da parte
domandan sul domani e menton sulle carte.
Mentono sulle carte,
lo fanno di continuo.
M'assale l'angoscia di restare indietro,
chi parla di strade, ma io non le vedo,
vi ripeto, grazie, ma io ne faccio a meno.
Ma ad esser sincero, in mezzo all'osceno
di questo decennio non serve un vangelo
o un senso del giusto in cui poco credo.
Basterebbe l'accenno di un sorriso vero,
in mezzo ai duecento che scarto severo.
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3. |
Saturno
02:54
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Il sale che cade da lacrime amare
Ë come cemento che cela la vita davanti.
Mi prende nel mezzo del giorno
e si spegne in chiacchiere al bar.
Impressioni veloci
che dormono in testa
a fianco delle mie bugie,
si spengono le fantasie,
e penso a mio papà,
a quanto ci separano
chilometri di anni non parlati,
ricordi non chiariti,
dubbi profondi
lasciati insoluti
nel vuoto dell'identità.
Il sale che cade da lacrime amare
brucia negli occhi cosÏ che non possa vedere
le falsità e le verità di ogni possibilità
scorro all'indietro
il filo della mia vita col
fare arrogante che potrei esibire
solo qualora fosse finita.
E penso a mia madre con le sue ansietà,
al mio vecchio amore in tutta la sua ambiguità
al futuro che mi sto giocando
senza conoscere la posta, e a un nuovo
sorriso in mezzo alla malinconia,
senza farsi troppe domande sul come
e sul quando se ne andrà via.
Il sale che cade da lacrime amare
Ë come cemento che cela la vita davanti,
mi bacia prima del sonno,
tornato da chiacchere al bar.
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4. |
Nero
02:53
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Penso d'esser giunto a un pensiero di riscatto
s'è affacciato a un certo punto imponendosi di fatto
Mille e più di mille giorni a tarare ogni costrutto
sarà stato un certo sguardo a far cambiare tutto?
Nero, senza riscatto.
Vero, ma col suo inganno.
Nero, mi ha visto dentro.
Nero, e mai contento.
La guerra con se stessi è sempre stata il mio forte,
questa volta però sento che fa rima con la morte.
Sono stanco di cercare di smorzare ogni eccesso
quando pure i cromosomi non conoscon compromesso.
Il "me" che mi racconto è stato un buon compagno,
ma è tempo ceda il posto a ciò di cui consisto.
Nero, senza riscatto.
Vero, ma col suo inganno.
Nero, mi ha visto dentro.
Nero, e mai contento.
E trascorrono le ore scartando ogni emozione
che mi si affaccia in petto, in pancia;
l'ho detto, in mezzo a troppe sveglie
ricolme di promesse,
rimane un nulla dentro, nero come me.
E' il metodo peggiore, t'inventi il tuo castello,
lo crei in ogni dettaglio, e poi butti il progetto;
poi lo attraversi a spasso, ma ti scordi le trappole
che hai messo, e il cielo Ë cosÏ buio, nero come me.
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5. |
Individuazione
03:04
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Cambiare, lasciare,
son solo le parole
che descrivono il processo
ma non tracciano i contorni
che solcano il tuo petto
perso nel contrattare
ansia individuale
in una società alveare.
No, non riesco a respirare,
Ë un pruder tutto il viso,
comprendo il mio ruolo
e pesa il mio vestito.
La testa si confonde,
le idee prendon le danze. E urlano!
Individuazione
Ë montarsi senza le istruzioni.
Il giorno che nasce mi guarda negli occhi:
si chiama dolore,
mi fissa severo e mi vuole in piedi
ma mi trovo nudo.
Nell'ora pi˘ buia in mezzo a te stesso
ricorda il tuo nome
Ë il primo regalo che ti Ë stato fatto,
senza pi˘ dio non resta nient'altro.
Impara a fare del tuo pianto un interlocutore
basta sorrisi, basta equilibri,
lascia che il tempo guidi in silenzio.
Non stare pi˘ sospeso
o sarà un'altra truffa.
Individuazione
Ë arrampicarsi senza braccia
e andare, provare,
ricadere e protestare;
guardare la pelle,
sacrificare gente e poi
andare, provare,
ricadere e protestare;
guardare la pelle,
sacrificare gente senza altare
per poi restarci male
e perdere il tuo centro.
Buongiorno dolore,
mi fissi severo ma ora ho imparato
a parlarti di giorno e accettarti la notte.
Quando la mia voce sarà ormai distante,
ricorda il mio nome
Ë il primo regalo che mi è stato fatto
e lo tengo ben stretto mentre germoglio.
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